Un po’ come Gesù, anch’io sono partita, mi sono messa in viaggio; mi sono ritrovata ad intraprendere questo ritiro quaresimale. Sono certa che nulla accade per caso; se son giunta in questo luogo è perché è stato fortemente voluto dal Signore. Ed eccomi qui, davanti a Te, a parlarti di me, nel silenzio di questo luogo, in raccolta preghiera, nell’intimo di me stessa. Rifletto su tutte quelle volte in cui mi sia dimenticata di Te, ti abbia tenuto fuori dalla mia quotidianità, perseguendo vane felicità, che mi portavano all’errore, allo sbaglio. Perché, così come la donna samaritana continua a vivere nei suoi sbagli, così faccio io; spesso dal passato non si impara. Mi ritrovo così a vivere nell’inquietudine, nell’insoddisfazione. Dov’è la gioia, la VERA gioia?! È in Te, Signore. Ho sete di Te, del Tuo Amore. Eppure molto spesso mi allontano da questa gioia piena, come se fossi attratta, distolta da un qualcosa che prima mi seduce, mi inebria, per poi lasciare in me solo ferite. Questo senso di vuoto, l’essere pienamente cosciente di non aver raggiunto quella gioia piena, mi induce in uno stato di turbamento.
Gesù non aveva il bisogno di passare per la Samaria, poteva intraprendere la via del Giordano, la strada più comoda, più sicura; ma Gesù attraversa la Samaria perché aveva il bisogno, la necessità di manifestare il suo Amore. Si ferma a discorrere con una donna; quella donna potrei essere io! Una donna dominata dall’inquietudine, oppressa dal giudizio collettivo. Va ad attingere dell’acqua al pozzo; l’acqua è il desiderio più naturale dell’uomo, il quale ha il bisogno di soddisfare l’esigenza di idratarsi, un bisogno di prima necessità. Ma, oltre a questa sete concreta, vi è la sete di amore, di felicità, di rapporti sicuri.
Ho incontrato Gesù nel 2015; l’incontro con Lui ha portato una ventata di novità nella mia vita. Una gioia incontenibile; lì ho fatto esperienza della VERA gioia! Noi tutti siamo alla costante ricerca della gioia che ci disseti in toto! Questa gioia, però, se non opportunamente coltivata, tenderà ad affievolirsi. La quotidianità frenetica, il perseguire vane felicità che riservano solo ferite molto spesso prevalgono; così, ci ritroviamo a vivere una realtà che ci fa male, che crediamo possa andare bene, ma lentamente ci distrugge.
Ed è qui che Gesù mi viene a chiamare! Nel momento in cui sono più debole, nel momento in cui ho sete; è nella mia debolezza che compare Dio. E Dio non ha la presunzione di entrare nella mia vita con l’intento di cambiarmi; Dio mi accetta, mi ama per come sono, con le mie fragilità, sbagli, difetti; sta a me la facoltà, la libertà di accoglierLo. Gesù viene a cercarmi in quelle situazioni da cui sto scappando; io da cosa sto scappando? Gesù mi chiede conto delle mie esperienze. Quali sono le mancanze commesse, che mi impediscono a perseguire quella VERA gioia? Spesso evito di affrontare questa riflessione; ammettere i propri errori non è mai semplice, perché si prende coscienza di quanto possa essere fragile la natura umana. Ammetterli, però, non deve essere inteso come segno di debolezza, bensì è il punto di forza da cui poter partire per lavorare su noi stessi e migliorarci. Signore, fai luce, chiarezza sulle mie incertezze; che io possa deporre, così come ha fatto la samaritana con la brocca, ciò che mi impedisce a vivere di Te, di questa gioia piena!
Margherita
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